Il 22enne nato a Cuneo da genitori della Costa d’Avorio: “Qui sto benissimo, abbiamo ampi margini di miglioramento”
Il sorriso del Gabbiano che convince dopo il 3-0 nel derby è quello contagioso di Flavio Amouah, opposto “di scorta” del team di Guaresi passato in due gare da presunta incognita a elemento sul quale il tecnico può far affidamento nella rincorsa ai playoff di B. Ventitré anni a gennaio, nato a Cuneo in una famiglia emigrata dalla Costa d’Avorio, Amouah racconta di sè e dell’esperienza al Gabbiano Top Team. “Cuneo non è vicinissima ma qui sono come a casa – precisa -. La società ci è vicina per qualsiasi esigenza e sapere di poter contare sullo staff o sui dirigenti fa la differenza. C’è piena disponibilità di tutti. Siamo coccolati, ma non viziati”.
Consapevole di esser stato scelto per un progetto importante, riportare Mantova nel volley che conta?
“Pienamente, è una grande opportunità. Per fortuna ho compagni che mi aiutano nei momenti di necessità, pertanto il carico di responsabilità è ben distribuito. Da parte mia so di dover dare il massimo e non vedo alcun motivo per cui debba trattenermi” afferma ridendo.
Da che cosa, dall’esplodere definitivamente?
“Proprio così, il gruppo è in gran parte rinnovato, in campo cerchiamo automatismi che ancora fatichiamo a raggiungere. Abbiamo ampi margini di crescita, io per primo. Ma dopo ogni allenamento si vedono i progressi. Io non lo so dove potremo arrivare in questa stagione, sono però certo che non siamo ancora al top. E quando ci arriveremo…”.
Come va la condivisione del ruolo di opposto con un giocatore di esperienza come Peslac?
“Mi dà un sacco di consigli, come Giglioli. Con il loro atteggiamento mi aiutano a essere sempre concentrato. Non mi ha pesato essere l’alternativa a Zoran, che è sempre partito nel sestetto titolare. Credo davvero che qui siamo tutti titolari e chi è subentrato ha sempre offerto un contributo importante. Siamo come una bella macchina che sostituisce un pezzo ma prestazioni e affidabilità non cambiano”.
Mantova le piace?
“Molto. Ne avevo sempre sentito parlare bene ma non ci ero mai stato. Poco dopo il mio arrivo ho visitato Palazzo Ducale e Palazzo Te e ho capito perché si trova in cima alle città d’arte italiane. E poi con i compagni sto bene e le risate non mancano mai”.
Che ne pensa del recentissimo caso Balotelli ed è mai stato fatto oggetto di discriminazione in campo?
“Rispondo subito a questo. No, perché la pallavolo ha un target di pubblico diverso dal calcio e queste cose non accadono. Per quanto riguarda Mario, non è la prima volta e anche ci fosse stato un mezzo sgarbo estivo nei confronti del Verona non giustificherebbe una qualsiasi forma di razzismo. Non c’è ragione di offendere uno sportivo per il colore della sua pelle mentre svolge il suo lavoro ma non vi sarebbe nemmeno nella vita di tutti i giorni, nei confronti di chiunque. Sono ottimista che si possa compiere un salto di qualità, sia etico che culturale”.
Gian Paolo Grossi
(fonte: Gazzetta di Mantova)