Fa discutere l’annuncio della Fipav sullo studio di fattibilità affidato al Politecnico di Torino. La stroncatura del coach del Gabbiano definendo la proposta “ridicola”. Il presidente provinciale Belladelli: “Magari per le giovanili”

Dove stia il confine tra informazioni frivole trattate con serietà e temi importanti affrontati con leggerezza è tutto da dimostrare. Certo fa discutere nel mondo della pallavolo la proposta di un protocollo a cui la Fipav e il Politecnico di Torino stanno lavorando per consentire il ritorno in campo su base nazionale.

Agli addetti ai lavori, quella partorita il 7 maggio in un incontro in videoconferenza dal titolo “Lo sport riparte in sicurezza”, pare una contromossa a un dossier redatto forse troppo frettolosamente da Coni, Comitato Paralimpico e Politecnico, secondo il quale il volley sarebbe in cima all’elenco degli sport a maggior rischio contagio. Curiosamente, anche senza esserlo di contatto (tra quelli indoor, senza dubbio i più esposti).

Appurato l’equivoco di fondo, le parti hanno manifestato la volontà di collaborare favorendo lo studio per la realizzazione di strumenti di protezione personale creati ad hoc per la pallavolo – come ad esempio mascherine in grado di adattarsi al viso degli atleti senza pregiudicarne le prestazioni – oltre che di voler condividere un percorso che porti a un protocollo contenente le linee guida necessarie per un ritorno in campo. La mascherina in campo, ecco l’oggetto della contromossa.

“L’unico modo per conoscere la verità è provare questa soluzione – commenta Giorgio Belladelli, n.1 della Fipav mantovana -. Soprattutto a livello giovanile, che possa essere una buona idea per far tornare i ragazzi in palestra ma che sia la soluzione per tornare a giocare partite ufficiali mi sembra difficile. Se poi inventeranno la mascherina che non trattiene l’anidride carbonica saranno stati bravi. Oggi resto piuttosto scettico”.

Gianantonio Guaresi, coach del Gabbiano Top Team Volley Mantova, è ancor più categorico: «La trovo un’uscita ridicola, lanciata forse per coprire un difetto di comunicazione. C’è poi un problema di base: come gestire un oggetto che scende durante i salti e le schiacciate? Insomma, la mascherina non si sposa con la pallavolo. È molto più importante lavorare per arrivare al rischio zero, quando sapranno garantirlo quella sarà davvero la vittoria di tutti”. […]

 

Gian Paolo Grossi
(fonte: Gazzetta di Mantova)